gite scolastiche e questioni di principio

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  1. paniscus
     
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    Secondo voi è normale che in una scuola superiore, durante un viaggio di istruzione (regolarmente deliberato dal consiglio di classe come attività didattica che fa parte integrante della programmazione della classe)...

    ...si stabilisca che gli studenti che scelgono di non partecipare alla gita vengano a scuola lo stesso (e finiscano inevitabilmente per essere smistati in altre classi a caso, perché sono pochissimi, e perché molti insegnanti sono a loro volta assenti perché accompagnano le gite)?

    Non so, io casco dal pero, perché ho sempre lavorato in scuole in cui la normativa era interpretata nel senso esattamente opposto. Ovvero, la gita è una vera e propria attività didattica della classe, che però in quei giorni si svolge altrove: quindi chi non può o non vuole parteciparvi si limita a rimanere a casa e a giustificare l'assenza, esattamente come si fa per le giornate in cui c'è assemblea di istituto, o simili.

    E' giusto che gli insegnanti siano tenuti ugualmente a coprire l'orario anche se la classe è in gita (o a mettere quelle ore a disposizione per eventuali necessità in un altro momento), ma perché mai i ragazzi dovrebbero stare in classe, se in gita non ci sono andati ?

    E faccio presente che si tratta di scuola superiore, quindi non c'è nemmeno il problema diplomatico di venire incontro alle esigenze dei genitori che "non hanno nessuno che gli tenga il bambino mentre lavorano".

    Premetto che sono d'accordo che, per l'insegnante che non accompagna la gita, non cambia nulla. Nel senso che se io non vado in gita, e devo comunque coprire l'orario completo, non cambia molto di farlo intrattenendo quattro gatti che non sono andati in gita, piuttosto che sostituendo in altre classi il collega che è assente perché ha accompagnato la gita stessa.

    Ma una soluzione del genere significa esclusivamente una cosa: sancire ufficialmente che la gita non è un "viaggio di istruzione" che fa parte dell'attività didattica pianificata per quella classe, ma è solo una vacanza qualsiasi, e che l'accompagnatore non fa da insegnante, ma da puro e semplice animatore turistico... mentre l'insegnante che non accompagna la gita, fa da babysitter.

    Con presupposti del genere, come q*zz si fa ad avere ancora il fegato di accompagnare le classi in gita?
    A parte i consueti discorsi sulle responsabilità e sulle tutele, ma non è una mortificazione assoluta del significato della didattica stessa?

    Sia chiaro, NON STO parlando dei diritti dell'insegnante (che comunque è giustissimo che si faccia il suo orario completo previsto), ma solo ed esclusivamente del significato della gita in sé. La gita scolastica esiste ESCLUSIVAMENTE perché è registrata e programmata come attività didattica della classe, che in quei giorni si svolge in altra sede... non come una "vacanza premio" o un riconoscimento del diiritto al cazzeggio (organizzato dalla scuola) per quattro o cinque giorni all'anno. Altrimenti non esisterebbe proprio, e non sarebbe nemmeno consentito di farle, le gite... tra i compiti della scuola pubblica, non c'è certo quello di organizzare vacanze ricreative o cazzeggio. Per cui, se uno non aderisce all'iniziativa che fa parte della programmazione didattica, dovrebbe semplicemente dichiarare che se ne sta a casa e figurare assente, dove starebbe il problema?

    Per le uscite didattiche di un giorno solo, o per le assemblee, lo si fa eccome...

    Lisa
     
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59 replies since 6/3/2012, 18:24   4138 views
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